Martedì, 02 Dicembre 2008 20:20

Il suicidio dell’ex-assessore Nugnes: la questione morale in campo

Scritto da  Gerardo

L’intervento di Domenico Pizzuti in merito al suicidio dell'assesore napoletano Nugnes.
“Il suicidio dell’ex-assessore Nugnes nella sua abitazione di Pianura, che segna la macabra vittoria della morte su una vita finita non solo politicamente ma abbandonata interiormente per le vicende che lo hanno schiacciato, richiama certo la pietas che non consente giudizi su un tragico gesto di un amministratore ma neanche di coprire con un velo la situazione non solo dell’Amministrazione cittadina, della conduzione della vita politica, ma anche della società locale che non si può tirar fuori da responsabilità”. (segue)

“In primo luogo, la vicenda che ha stritolato il cittadino di Pianura non concerne solo gli addebiti della Magistratura inquirente per i fatti di Pianura o altri, ma in un certo senso un giudizio pubblico che si è riversato su un personaggio che aveva scommesso sulla politica con successo fino all’inchiesta giudiziaria ed ha finito per erodere le fondamenta del vivere. Anche se non è stata propriamente una gogna mediatica, ma un giudizio che pesa sull’animo e può togliere la voglia di vivere in un contesto percepito ostile.
Ma ciò che più preoccupa, in secondo luogo, al di là di analisi ed approfondimenti politologici della situazione napoletana più o meno centrati e degli interventi recenti della Magistratura, è che non è stata messa sufficientemente in campo la “questione morale” che non riguarda solo i comportamenti di amministratori, politici, ma anche delle variegate componenti della società civile in una complicità per fini particolaristici dei diversi soggetti. O più specificamente, oltre agli illeciti amministrativi o meno sanzionabili doverosamente dalla Magistratura, i disinvolti comportamenti sociali soprattutto nei rapporti pubblico-privato dettati dalle convenienze, dai vantaggi e profitti individuali senza alcun riferimento all’ etica pubblica o se si vuole alla legalità sostanziale che è per il bene comune. Al di là delle grida, o delle analisi pessimiste o meno degli intellettuali di turno, non ultima quella del Maestro De Simone nei “Dialoghi con la città” promossi dall’Arcivescovo di Napoli in cattedrale, si riscontra a nostro avviso un silenzio assordante e complice ed una lentezza nel reagire guardando dall’altra parte per ignavia o indifferenza.
Si tratta di ricostruire a vari livelli un tessuto di moralità sociale, di etica pubblica, di cultura della legalità che dir si voglia in vista di una “normalità” sostanziale che non può che giovare a tutti i cittadini. Si richiede certo un risveglio della città dal sonno o pantano in cui è precipitata, animato da “imprenditori morali” credibili e non riciclati che risveglino dall’apatia, ma più in profondità sono urgenti processi e percorsi educativi dei cittadini in primis delle giovani generazioni che avvalorino norme e regole del vivere civile a partire dai comportamenti coerenti delle stesse istituzioni politico-amministrative.
Ad essi anche le comunità cristiane devono dare il loro contributo per dare sostanza ai ripetuto inviti alla speranza di questi anni da parte delle stesse gerarchie ecclesiastiche”.

Domenico Pizzuti
Napoli, 1 dicembre 2008
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